Ricerca e Innovazione in outsourcing
L’Open Innovation, diffusasi sempre più anche in Italia, è stata il leit motiv che ha animato gli appuntamenti dell’ultimo SMAU.
L’innovazione aperta è la modalità secondo cui le imprese ricorrono a risorse, idee e skill provenienti dall’esterno quali università, istituti di ricerca, consulenti, fornitori specializzati e soprattutto start-up. Queste ultime sono state tra le protagoniste della fiera con le loro proposte in ambito di stampa 3D, realtà virtuale e realtà aumentata, IoT, Cloud Computing e altro ancora.
L’Open Innovation si lega profondamente all’Industria 4.0, con ricerche e sviluppi non più confinati all’interno dell’impresa, ma totalmente “open”, aperti ad altre realtà esterne, spesso visionarie e innovative.
Una rivoluzione al debutto
La Quarta Rivoluzione Industriale è iniziata anche nel Belpaese: gli imprenditori italiani più evoluti hanno preso coscienza di quanto le fabbriche siano divenute sempre più digitali ed interconnesse. Molti di loro, a partire dal 2016 – con il varo da parte del governo del Piano Industria 4.0 – si sono attivati per aggiornare gestionali, impianti e macchinari.
Dal rapporto Mise del 2018, su un campione di 23.700 realtà, è emerso che attualmente l’8.4% delle aziende italiane fa uso di almeno una delle tecnologie abilitanti per la trasformazione digitale in base al Piano Industria 4.0 2017-2020.
Tali innovazioni vengono utilizzate soprattutto nella produzione (stampa 3D, robot collaborativi, nanotecnologie, smart material e IoT) e nell’analisi e manipolazione dei dati (Big data, Cloud, Cyber security, Vertical e Horizontal Integration). Il 4,7% delle imprese ha invece programmato investimenti 4.0-oriented nel prossimo triennio.
In termini di digitalizzazione industriale, l’Italia è solo agli inizi, ma è sempre più consapevole dell’importanza dell’innovazione per crescere e delle competenze professionali che tale cambiamento richiede.
La mutazione genetica delle fabbriche
La rivoluzione interna alle fabbriche è sempre più evidente.
La Fabbrica 4.0 è composta da macchine capaci di dialogare le une con le altre e che sviluppano in piena autonomia autodiagnostica e manutenzione preventiva. In base a un rapporto di GE Digital e della società di ricerca indipendente Vanson Bourne, grazie all’Internet of Things i macchinari saranno in grado di mettere in atto processi di autoriparazione, oltrepassando per capacità, qualità e velocità l’intervento umano entro il 2020.
I progressi tecnologici indurranno le fabbriche a prevedere in maniera indipendente il livello di fallimento produttivo, utilizzando le migliori misure di prevenzione e sviluppando azioni di auto-riparazione.
Gli addetti a questi macchinari non saranno più semplici operai, ma specialisti in grado di gestire le funzioni evolute e l’interconnettività dei macchinari.
(fonti: smau.it datamanager.it)