Negli ultimi decenni, il mercato del lavoro italiano ha subito significative trasformazioni. Il contesto economico e tecnologico sta costantemente evolvendo, e molte professioni richiedono ora un livello più elevato di istruzione rispetto al passato. Pertanto, la laurea è spesso vista come un prerequisito per accedere a molte opportunità di carriera.
Secondo l’Osservatorio Job Pricing 2023, i livelli di disoccupazione giovanile salgono quando i giovani lavoratori sono meno istruiti. Il ridotto numero di iscrizioni all’università, unito ad elevati tassi di abbandono scolastico, implicano, infatti, un alto tasso di disoccupazione giovanile soprattutto se paragonata ad altri Paesi vicini. Rispetto alla disoccupazione dei giovanissimi (15-24 anni) nei Paesi OCSE, l’Italia si posiziona quarta per disoccupazione (29,7%), dopo Costa Rica (39,5%), Grecia (35,5%) e Spagna (34,8%).
Le statistiche dimostrano che i laureati in Italia hanno una maggiore probabilità di trovare lavoro rispetto a coloro che hanno solo un diploma o una formazione scolastica inferiore. Una formazione più alta permette di avvicinare le competenze possedute a quelle che sono necessarie per operare nel mercato selezionato. E anche nei casi in cui le competenze non sono esattamente quelle richieste, si è tendenzialmente agevolati nei processi di formazione e aggiornamento on the job.
D’altronde, se è vero che l’Italia è un Paese con alti livelli di disoccupazione (8,2%), è anche vero che chi ha un titolo di studio più elevato, ha anche un livello di occupazione più alto (80,6%) e anche i relativi tassi di disoccupazione (4,2%) e inattività (15,9%) sono più bassi, per tutte le fasce di età, per questa fetta di lavoratori.
Un altro aspetto importante da considerare è il reddito. I laureati in Italia tendono ad avere un reddito medio superiore rispetto ai non laureati. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei primi anni di carriera e si traduce in una differenza sostanziale nel corso del tempo.
I dati raccolti da AlmaLaurea nel rapporto sulle condizioni di occupazione dei laureati 2022 rivelano che il salario medio netto mensile per i laureati di primo livello (ovvero solo con la triennale) nel 2021 è stato di 1.340 euro, mentre per i laureati di secondo livello (che hanno anche una laurea magistrale o laurea a ciclo unico) di 1.407 euro. A cinque anni dalla laurea il salario medio netto mensile è invece di 1.554 euro per i primi (+16%) e 1.635 euro per i secondi (+16%).
Secondo i dati dell’Osservatorio Job Pricing, poi, a fronte di una crescita retributiva più contenuta tra i 15 e i 34 anni, già dai 35 anni si inizia ad apprezzare il ritorno di investimento del conseguimento di una laurea, mentre tra i non laureati il gap tra inizio e fine carriera si aggira intorno ai 7mila euro lordi annui. Inoltre, per quasi tutti i livelli di istruzione il divario tra le fasce d’età si è ridotto, ad eccezione di chi ha frequentato solo la scuola dell’obbligo, per i quali è aumentato, e per chi è in possesso della sola laurea triennale, che è rimasto invariato.
In sintesi, la laurea in Italia ha un valore economico significativo nel mercato del lavoro. Offre maggiori opportunità di lavoro, redditi più elevati e stabilità lavorativa. Resta importante scegliere con attenzione il campo di studio in base alle proprie passioni, interessi e prospettive di carriera, perché di fatto laurearsi diventa un investimento nel lungo periodo.