L’estate si è da poco con conclusa, ma non senza qualche difficoltà per i genitori italiani, che ogni anno si ritrovano a dover affrontare il problema delle vacanze scolastiche dei propri figli, molto più lunghe delle proprie. Gli studenti italiani, infatti, godono di una pausa estiva di circa 12 settimane – rispetto alle 6/8 settimane di Germania, Francia o Regno Unito – che obbliga i genitori lavoratori a fare i conti tutti gli anni con campi estivi, baby sitter, nonni o qualsiasi altra soluzione che possa intrattenere i ragazzi e allo stesso tempo risolvere il problema della chiusura scolastica.
Secondo i dati Istat del 2018, almeno il 44,4% delle famiglie nel nostro Paese è costituita da una coppia di lavoratori e con il passare degli anni la probabilità che entrambi i genitori lavorino a tempo pieno, e che quindi necessitino di supporto per i figli anche in estate, è destinata ad aumentare. E non solo. La fondazione Openpolis conferma che al momento le madri lavoratici rappresentano il 55,5% del totale e questo fa sì che molti nuclei familiari già normalmente debbano pensare a soluzioni alternative alla scuola, con un impatto importante sulla spesa mensile.
Un aiuto alle famiglie sembra stia per arrivare proprio dal governo. Recentemente, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha dichiarato che presto tutto potrebbe cambiare, ipotizzando l’apertura delle scuole anche d’estate, al fine di “soddisfare due esigenze importanti: una riguarda i ragazzi e un’altra le famiglie. Per i ragazzi, all’interno del percorso di personalizzazione della formazione, introdotto con la riforma del tutorato, per consentire a chi ha difficoltà di recuperare […] È poi un aiuto alle famiglie che, in un periodo in cui le scuole sono chiuse, sono costrette a spendere moltissimi soldi per i centri estivi. Noi vogliamo poter offrire un’alternativa, un supporto, un aiuto concreto”.
Il ministro ha spiegato che il progetto è già partito nell’estate 2023, secondo quanto già previsto lo scorso anno per 2800 scuole, a cui se ne sono aggiunte altre 768 grazie ai fondi del Pnrr predisposti contro la dispersione scolastica.
Dal prossimo anno, dunque, i lavoratori con figli potranno contare su un piano strutturato per la scuola estiva, che da un lato supporterà gli studenti nello studio e dall’altro i genitori costretti troppo spesso a sostenere costi elevati per i centri estivi. Questi ultimi, secondo un’indagine condotta da Adoc ed Eures su cinque città (Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari), costano mediamente 140,50 euro a settimana per un full time. Tariffe che sono molto più alte al Nord, dove il prezzo è sui 159 euro a settimana, piuttosto che al Centro, dove scende a 123 euro, o al Sud, dove si riduce ulteriormente a 105 euro per un tempo pieno.
Le famiglie dovranno aspettare ancora un anno per valutare un simile cambiamento, nel frattempo la campanella è suonata in tutte le scuole d’Italia e il problema dell’estate è, anche per quest’anno, ormai solo un ricordo.