Chi sono i lavoratori disabili
I lavoratori appartenenti alle categorie protette, considerata la comprovata difficoltà di inserirsi nel mercato del lavoro, sono destinatari di un regime di collocamento obbligatorio, la cui finalità è quella di promuovere la loro integrazione sociale, il pieno sviluppo della loro persona, nonché la creazione di occasioni di lavoro.
Ai datori di lavoro viene imposto di assumere un certo numero di lavoratori disabili, i quali devono tuttavia possedere una, anche solo minima, capacità lavorativa residua.
Oggi le persone con disabilità continuano a costituire un gruppo particolarmente vulnerabile a livello sociale, esposto a rischio di marginalizzazione proprio a causa del basso livello di inserimento nel mondo del lavoro. Il lavoro, infatti, non è solo un diritto fondamentale per ogni essere umano ma è la componente che offre alla persona una piena realizzazione e un ruolo socialmente riconosciuto a livello sociale.
La situazione europea
Il numero di persone in Europa appartenenti a categorie protette ammonta oggi a 87 milioni di persone, circa un quarto di tutti i cittadini dell’Unione. Da diversi anni l’UE è impegnata nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, nel facilitarne l’inserimento nel mondo del lavoro e promuoverne la partecipazione civile.
Per affrontare queste tematiche fondamentali, una serie di obiettivi è stata sistematizzata dalla Commissione Europea attraverso un’ambiziosa Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, declinata su tre temi principali: Diritti dell’UE; Vita indipendente e autonomia; Non discriminazione e pari opportunità.
La nuova strategia si basa sulla precedente strategia europea sulla disabilità 2010-2020 e contribuisce all’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, che funge da bussola per le politiche occupazionali e sociali in Europa.
La situazione italiana
Gli ultimi dati raccolti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali risalgono addirittura al 2018 e non sono per nulla confortanti. Emerge infatti che solo il 20% delle persone con disabilità iscritte al collocamento obbligatorio risultava assunto e di queste il 90% dichiarava di avere un contratto a tempo determinato. Inoltre, dei 10.360 contratti a tempo indeterminato, 7.137 si erano conclusi con un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, in particolare riferendosi all’idoneità fisica o psichica del lavoratore. Negli anni seguenti, naturalmente, i numeri non sono certamente migliorati, anche a causa del Covid.
Per cercare di cambiare le cose, è intervenuto quest’anno il Consiglio dei Ministri approvando il primo decreto della legge n. 227/2021, conosciuta come legge delega al Governo in materia di disabilità.
Il primo punto fondamentale riguarda la riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione e l’accessibilità, che prevede la rimozione delle barriere e l’introduzione di tutti gli accomodamenti ragionevoli per garantire ai lavoratori e lavoratrici di categorie protette lo svolgimento delle loro mansioni e dei loro ruoli in piena autonomia.
Nel testo sono presenti, inoltre, due proposte per il sostegno al Terzo settore: il primo prevede un contributo alle imprese sociali che hanno inorganico figure professionali che accompagnano la persona con disabilità durante il percorso di inserimento lavorativo e che si impegnano nel patto di servizio personalizzato. Il secondo stanzia un contributo di 7 milioni di euro in favore degli enti del Terzo settore che avranno assunto giovani con disabilità tra i 18 e i 35 anni, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, tra il 1° agosto 2022 ed il 31 dicembre 2023. Ottime notizie, insomma, che vanno nella giusta direzione per i più fragili.