Non solo lavoro. Oggi, per trattenere e attrarre nuovi talenti in azienda, serve molto di più.
Ci troviamo in un nuovo scenario, animato da molteplici cambiamenti che stanno ridisegnando le priorità e i bisogni degli individui. Una vera trasformazione sociale che sta scuotendo il mondo del lavoro tradizionale ponendo l’accento sull’individualità di ciascuno.
Le persone, soprattutto le più giovani, vogliono sentirsi valorizzate, cercano un nuovo bilanciamento con il proprio lavoro e un miglioramento generale della propria qualità di vita. Per questo motivo, in un contesto poi caratterizzato dall’aumento dei prezzi, anche la richiesta di strumenti di welfare aziendale è più sentita.
I giovani chiedono più strumenti di welfare aziendale
Secondo l’ultimo rapporto Censis-Eudaimon sugli strumenti di welfare, la richiesta di questi ultimi risulta più elevata tra i giovani, in particolare per migliorare il rapporto vita professionale e lavorativa (43%), rispetto agli adulti (35,8%) e gli anziani (35%).
Nello specifico, il 79,4% degli intervistati ha dichiarato che vorrebbe un supporto personalizzato, realizzato su misura per le proprie esigenze. Il 79,2% chiede migliori e maggiori opportunità per conciliare vita famigliare e lavoro. Il 79,1% integrazioni di reddito per le crescenti spese alimentari. Il 78% maggiore supporto per risolvere i problemi burocratici nel rapporto con la pubblica amministrazione. Ed infine, il 68,1% desidera una consulenza per supporto psicologico.
Tuttavia, il rapporto ha evidenziato anche la necessità di informare meglio i lavoratori rispetto all’esistenza del welfare. Dal sondaggio, infatti, è emerso che soltanto il 19,8% dei lavoratori conosce in modo approfondito gli strumenti messi a disposizione dal welfare. Il 45% ha dichiarato di conoscerli a grandi linee, mentre il 35,1% ha ammesso di non averne la minima conoscenza.
Le macro-tendenze del welfare aziendale 2023
Una delle forme più comuni di welfare sono i fringe benefits, benefici accessori o benefici in natura come buoni carburante, buoni pasto, buoni regalo o anche servizi di mensa, macchina e telefono aziendale. Sono molto apprezzati dai dipendenti poiché tangibili e facilmente accessibili.
Una diversa forma di welfare, che rientra nel tema della responsabilità sociale, è costituita dai piani di formazione messi a disposizione del dipendente su diversi temi, svolgendo così un ruolo di formazione e di crescita continua nella vita lavorativa.
Un’azienda veramente attenta al benessere delle proprie persone promuove attività formative con l’obiettivo di migliorarne le soft skills e creare allo stesso tempo un bacino di personale qualificato con le competenze necessarie all’azienda, evitando di creare miss-match tra domanda e offerta.
Sempre più aziende organizzano poi attività di volontariato no profit: l’obiettivo è dare la possibilità alle proprie persone di mettersi in gioco e migliorare il clima aziendale. Questo tipo di welfare da un lato si collega alla responsabilità sociale d’impresa e si avvale del suo carattere collettivo per presentarsi come una forma più sostenibile di team building.
Con la pandemia, è diventato poi fondamentale prendersi cura della salute mentale dei propri dipendenti.
Sempre più aziende hanno inserito in azienda la figura dello psicologo o mettono a disposizione dei dipendenti piattaforme ad hoc. Allo stesso modo anche la salute fisica è fondamentale e si traduce con l’adozione di riduzioni per visite o check up annuali o un’assistenza sanitaria integrativa.
Il consiglio per gli HR manager
Per i responsabili HR risulta dunque fondamentale in questo momento ridefinire cosa vuol dire essere un’azienda attrattiva e che incoraggia un ambiente inclusivo e sostenibile. Soprattutto che sappia coinvolgere le persone in modo rilevante, favorendo il benessere e stimolando l’apprendimento di nuove competenze che permettano ad ognuno di realizzare pienamente il proprio potenziale.