Numeri e trend da Vinitaly 2018
La 52esima edizione di Vinitaly sarà ricordata per il record del fatturato dei vini italiani, in crescita del 5% rispetto all'anno precedente. Un risultato ottenuto grazie all’export (+6%) che ha raggiunto il massimo storico di 6 miliardi di euro, spinto principalmente dai vini spumanti, in ordine: Prosecco, Asti, Trentino Doc e Franciacorta.
In Italia, i consumi familiari hanno dato impulso al mercato interno (+2%) mentre oltreconfine l'aumento delle vendite di vino italiano si deve soprattutto al mercato USA, promosso "primo nostro cliente". A seguire Germania, Regno Unito e al sesto posto la Francia – uno dei principali competitor italiani – con un +9%, dato che consolida il riconoscimento della qualità del vino italiano anche da parte dei cugini d’Oltralpe. Ma è la Cina a segnare il trend di crescita maggiore nell'acquisto dei vini del Bel Paese con un +29%.
Due esigenze fondamentali
I trend positivi di Vinitaly arrivano nonostante un 2017 complicato, dovuto alla scarsa produzione dell’annata e a due esigenze specifiche del mercato italiano presentate a gennaio nell'approfondimento "Vino in Cifre 2018*:
- la richiesta di nuovi impianti, per compensare l’erosione strutturale delle superfici e spingere così la crescita del “vigneto Italia” oltre la quota attuale di 640.000 ettari;
- la riduzione della complessità burocratica, collegata ad esempio ai dazi doganali e alle certificazioni.
Vini bio e mercato USA
La spinta per una crescita maggiore potrà arrivare dai vini biologici. Secondo una ricerca condotta da Vinitaly**, nella GDO le vendite delle etichette green certificate sono aumentate dell'88%, contro il 3% del vino in generale. Anche nell’export la richiesta di vini bio cresce di dieci volte rispetto a quella dei non certificati.
Altra grande opportunità è rappresentata dal mercato USA, con consumi in forte crescita, soprattutto grazie al contributo delle nuove generazioni. Qui la sfida è informare i giovani statunitensi sulle qualità del vino made in Italy. Da un sondaggio, 4 millennial su 10, affermano di non conoscere il prodotto e suggeriscono di utilizzare narrazioni capaci di comunicare abbinamenti vino-cibo e l’Italian style, fatto di storia, tradizione, territori, convivialità e relax. Un posizionamento positivo e distintivo, anche in contrapposizione al vino francese percepito dai giovani consumatori americani come “esclusivo” ed “elegante”**.
Occupazione e competenze per la crescita del settore vino
Il calo produttivo (-26%) del 2017 e le problematiche nell'applicazione dei cosidetti "nuovi voucher" (che disciplinano le prestazioni di lavoro occasionale) hanno impattato negativamente sull’occupazione (-8%). Nonostante ciò, oltre 1 milione e duecentomila persone sono state impiegate in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, oppure in attività connesse di servizio, come pubblicità e marketing con ruoli dedicati allo sviluppo di strategie online e offline di promozione e distribuzione***. Il vino è infatti sempre più un trend topic all’interno della rete web, in particolare nei social.
Il 60% delle menzioni sul vino in rete sono generate all’interno dei social. Tra queste, il 29% si trova su Twitter e il 21% su Instagram****. Un dato che evidenzia il valore e la portata dei social, forti anche di 3 fattori trainanti: i food-blogger che abbinano ai piatti specifiche bottiglie; il crescente successo degli influencer di settoreturismo ed enogastronomia locale.
Il futuro delle competenze del settore è legato non solo alle innovazioni del prodotto vino, ma anche a capacità di data-analysis delle aziende vitivinicole nell’unire i dati digitali a quelli tradizionali di vendita.
Ad esempio, come evidenziato da Nomisma, il crescente interesse per il vino biologico si poteva osservare da tempo dal numero di commenti riguardanti l’argomento “vino bio”, cresciuto del 20% nell’ultimo anno su Twitter e Instagram.
L’analisi delle conversazioni in rete sul vino permetterà anche di raccogliere informazioni interessanti per sviluppare il prodotto e mappare trend di comportamento d’acquisto dei consumatori. Pensiamo al valore di informazioni come la geolocalizzazione delle interazioni più attive, oppure alla clusterizzazione dei profili medi degli utenti più attivi, oppure ai contesti d’uso in cui un prodotto risulta avere maggiore utilizzo e dunque riconoscimento.
Su questo campo si aprirà la sfida del futuro per i brand, che dovranno sapere interpretare i mercati e comunicare i propri vini ponendo attenzione alle esigenze di consumo del vino dei Paesi esteri, senza tradire la storia e la tradizione di ogni etichetta.
*Edito dall’Unione Italiana Vini
**Fonte: Nomisma Wine Monitor
***Fonte: Vinitaly – Coldiretti
****Fonte: External Data Intelligence Analysis” di 3rdPLACE