Un “mondo di plastica”
Nel 2017, i ricercatori dell’Università della California a Santa Barbara hanno stimato la quantità di plastica prodotta dal 1950 ad oggi. La ricerca, pubblicata su Science Advances, ha dimostrato che tale quantitativo si aggirerebbe intorno agli 8,3 miliardi di tonnellate, di cui 6,3 miliardi sono diventati, successivamente, rifiuti che inquinano soprattutto spiagge ed oceani impattando, in maniera significativa, sull’ecosistema marino e sulla catena alimentare. In particolare, il Mar Mediterraneo, a causa della sua conformazione “semichiusa” e dell’antropizzazione delle sue coste, è tra le zone maggiormente colpite dal fenomeno delle microplastiche, ovvero particelle di plastica inferiori ai 5 millimetri che, ingeriti dalla fauna marina, si concentrano poi nei loro tessuti e, infine, sulle nostre tavole.
La strategia europea
Negli ultimi anni diversi Paesi, tra i quali anche l’Italia, sono intervenuti per ridurre la produzione di plastica e sostituirla con materiali alternativi e biodegradabili. Ciò nonostante, la strada verso una riduzione significativa dei rifiuti plastici è ancora lunga. Basti pensare che, ad oggi, in Europa, meno del 30% della plastica è destinata al riciclo.
Per questa ragione la Commissione Europea, il 16 gennaio 2018, ha approvato la prima strategia sulla plastica. L’obiettivo primario è quello di tutelare l’ambiente e ridurre l’inquinamento rendendo, tutte le tipologie di imballi in plastica presenti nel mercato UE, riciclabili entro il 2030. Come dichiarato dal vicepresidente per lo sviluppo sostenibile Timmermans, gli sforzi, per perseguire questo obiettivo a lungo termine, promuoveranno un nuovo modello di economia circolare e nuove opportunità di investimento in tecnologie innovative e posti di lavoro. In sintesi, cosa prevede questo quadro d’azione?
Gli interventi coinvolgeranno tutte le fasi del “ciclo di vita” della plastica: dalla progettazione, alla realizzazione, l’utilizzo e infine il riciclo. Nello specifico, l’Unione Europea si impegnerà ad introdurre nuove norme sugli imballaggi, finalizzate ad incentivare la domanda di materiale riciclato, diminuire l’utilizzo di microplastiche, sacchetti di plastica, di prodotti di plastica monouso e per le attività ittiche. Verranno adottate anche delle misure specifiche per l’etichettatura dei materiali plastici biodegradabili e più facilmente riciclabili, per lo sviluppo dei quali la Commissione stanzierà ulteriori 100 milioni di Euro. L’innovazione costituirà, infatti, un obiettivo cardine di questa strategia. Sia le autorità nazionali che le imprese dei Paesi membri verranno adeguatamente formate sulle azioni da adottare per ridurre i rifiuti derivanti dalla plastica, migliorare i processi di riciclo e abolire l’uso di sostanze e contaminanti pericolosi nei processi di produzione e lavorazione. Infine, a livello globale, le istituzioni europee si impegneranno a collaborare con i partner internazionali per promuovere nuove soluzioni di sostenibilità.
Verso l’industria della plastica circolare
Secondo la Commissione, questi obiettivi potranno dare spazio a nuove opportunità per le imprese europee. In primo luogo, diventerà strategica la creazione di nuovi impianti di riciclo, più tecnologici ed efficienti, che permetterà di perfezionare i processi di riciclo e smistamento dei rifiuti, portando ad un risparmio stimato di circa un centinaio di euro per ogni tonnellata e ad un vantaggio in termini di risparmio energetico. Le nuove modalità di riutilizzo degli imballi di plastica si riveleranno economicamente interessanti anche per molte imprese che vedranno una riduzione del costo del packaging, un risparmio sull’impiego della plastica ed una riduzione sensibile del ricorso alla discarica e degli oneri di smaltimento.
Inoltre, il sostegno agli investimenti per lo sviluppo di nuove tecnologie e materiali sostenibili darà vita ad un circolo virtuoso per le aziende del settore, rendendo i loro prodotti più concorrenziali e all’avanguardia. Questo permetterà all’Europa di guidare la transizione verso il futuro dell’economia circolare e di rispondere, sviluppando un vantaggio competitivo, alla decisione recente del Governo cinese di imporre dei divieti all’importazione dei rifiuti prodotti da Paesi terzi. Questa misura, entrata in vigore da gennaio 2018, prospetterà un cambiamento radicale per l’industria a livello globale e soprattutto per quella europea che esportava verso il paese del Sol Levante circa l’85% dei rifiuti plastici.
E in Italia?
Secondo dati recenti, dal 2015 a oggi, l’Italia ha registrato una crescita del 3,6% nella raccolta differenziata degli imballi di plastica. Per quanto riguarda invece lo scenario economico, il nostro paese ricopre il ruolo di apri pista soprattutto nel settore delle bioplastiche, dove, nell’ultimo anno, si è registrato un fatturato di poco inferiore ai 500 milioni di euro. Secondo la European Bioplastics, l’associazione di rappresentanza dei produttori di questi materiali in Europa, nei prossimi cinque anni il mercato globale delle bioplastiche dovrebbe crescere di circa il 20%, grazie alla spinta verso lo sviluppo dell’ economia circolare e all’aumento della domanda di materiali “biocompatibili”, soprattutto per il packaging alimentare. Queste innovazioni sono già realtà anche nel nostro paese, dove, per esempio, un noto brand di caffè ha iniziato a produrre capsule compostabili, con l’obiettivo di incrementare il proprio impegno verso la sostenibilità ambientale e trarne anche un vantaggio competitivo sul mercato.