Nel 2022 il boom delle dimissioni volontarie ha raggiunto il suo apice, generando riflessioni interne alle aziende e analisi riguardo le condizioni di lavoro nelle imprese di grandi e medie dimensioni. In aggiunta, il mercato del lavoro europeo continua a essere afflitto dalla scarsità di candidati, rendendo sempre più difficile ai recruiter trovare figure con le competenze più adeguate per le posizioni aperte. Francia, Italia e Spagna sono tra i Paesi europei maggiormente colpiti e, secondo i dati Eurostat, il 3,1% dei posti di lavoro retribuiti non è stato occupato nel terzo trimestre 2022, un dato decisamente in crescita rispetto allo stesso periodo del 2019 (2,2%), a dimostrazione di come sia cambiato l’approccio dei lavoratori al mondo del lavoro a seguito della pandemia.
Le nuove esigenze di work-life balance
Ad aggiungersi alla difficoltà di reperimento dei candidati, è stato registrato un aumento delle dimissioni volontarie che, secondo i dati del Ministero del lavoro, ha già coinvolto nel 2022 oltre 2 milioni di lavoratori, il 14% in più rispetto all’anno precedente. Le aziende devono quindi trovare sempre nuove soluzioni per gestire le richieste dei lavoratori di sempre maggiore flessibilità e welfare poiché denunciano difficoltà a bilanciare lavoro e vita privata, come evidenzia uno studio condotto da Qualtrics su 27 Paesi che ha coinvolto 29mila lavoratori, secondo cui le preoccupazioni riflettono i punti deboli di molte organizzazioni in materia di gestione e valorizzazione delle proprie risorse umane. Secondo la ricerca, infatti, il 71% dei lavoratori che gode di un buon bilanciamento tra vita professionale e vita privata è disposto a dare all’azienda più di quanto richiesto, ma la percentuale scende al 18% nei casi in cui questo equilibrio non c’è. A ciò si aggiunga che il 37% degli intervistati conferma di aver riportato segni di stress e iniziali sintomi di burnout dovuti principalmente alle inefficienze legate ai processi e alla dotazione di strumenti tecnologici a supporto della produttività.
Le strategie di employee retention delle aziende
Cosa possono fare le aziende per correre ai ripari e non lasciarsi frenare l’emorragia dei talenti? Tra le tendenze del 2023 c’è il fenomeno del “quite hiring” che implica l’acquisizione di nuove competenze senza assumere effettivamente nuovi dipendenti a tempo pieno. È una strategia che le HR delle aziende possono sperimentare concentrandosi principalmente sulla mobilità interna dei dipendenti, affidandosi a collaboratori esterni e potenziando le competenze dei lavoratori attraverso la formazione specifica. Rimangono poi sempre valide le buone pratiche che valorizzano i dipendenti e il loro percorso, come aumenti di livello, di crescita di ruolo e funzioni, di nuove responsabilità, gratificazioni. Sempre più importanti anche le attività di team building, le attività di coaching e la cultura del feedback, attenzioni che aiutano a migliorare il clima in azienda e che educa i lavoratori al buon rapporto tra colleghi.