Stipendi alti e benefit aziendali non fanno, da soli, la felicità sul lavoro. Ed essere felici in ufficio è fondamentale, perché aumenta la produttività delle persone, aiutando le aziende a mantenere i talenti e, in generale, ad aumentare il senso di appartenenza e fidelizzazione.
Non solo, felicità e soddisfazione aiutano i dipendenti a superare anche eventuali momenti di scontro e tensioni e a ricordare i motivi per cui si è deciso di entrare a far parte di un’azienda. Questo porta a ridurre un fenomeno che ha caratterizzato gli ultimi anni del mondo del lavoro e che, in America, viene chiamato Great Resignation.
Anche per questo motivo, molte aziende stanno puntando all’istituzione di una nuova figura manageriale, quella del Chief Happiness Officer (CHO). Si tratta di un professionista dello staff HR con competenza in coaching che si occupa dello stato di benessere dei dipendenti e del loro livello di soddisfazione.
Come si misura la felicità sul lavoro
Misurare la felicità dei dipendenti non è facile, ma ogni anno Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione Europea, rende disponibili i dati sul benessere sul lavoro e l’analisi dei Paesi in cui vivono i lavoratori più felici al mondo.
Secondo l’ultima indagine, la percentuale di europei che ha espresso una bassa, o inesistente soddisfazione per il proprio lavoro, è stato del 7,6%. Francia, Portogallo e Paesi Bassi sono però i tre Paesi che registrano il doppio di questa percentuale. Circa il 4% degli intervistati non ha risposto alla domanda e in Germania il tasso di “nessuna risposta” è stato del 17%. Due i paesi che si sono distinti per ragioni opposte: mentre Malta è il paese europeo con l’ottimismo professionale più diffuso, il Portogallo ha la più bassa soddisfazione sul lavoro nell’Unione europea.
La maggior parte dei Paesi ha un tasso di soddisfazione sul lavoro più elevato rispetto al 2017, quando l’ indagine sulla forza lavoro ha posto la stessa domanda. Solo la Danimarca, il Portogallo, la Polonia, la Lituania, la Cechia e la Svezia hanno una percentuale inferiore di lavoratori che rispondono che la loro soddisfazione sul lavoro è elevata.
Cosa desiderano i candidati italiani per raggiungere la felicità sul lavoro
Ricerche recenti hanno evidenziato che in Italia c’è un sentimento di fiducia nel futuro professionale: il 67% dei lavoratori ha approcciato il 2023 con spirito positivo, il 24% con sentimenti contrastanti e solo il 10% con negatività.
Pochi dubbi sui desideri di carriera: il 57% vorrebbe uno stipendio più alto, il 54% darebbe priorità a un migliore work-life balance, il 31% vorrebbe maggiore sicurezza e il 30% sentirsi più valorizzato e apprezzato.
E anche sui desiderata in azienda ci sono scelte nette: la flessibilità negli orari di lavoro rimane l’aspetto più importante (44%), ma anche maggiori opportunità di crescita professionale sono determinanti nella scelta (33%). Seguono, poi, progetti più sfidanti (30%), benefit aziendali e programmi wellbeing (28%) e trasparenza e comunicazioni chiare (27%).
Al di là dei desiderata dei dipendenti, per portare la felicità in ufficio servirebbe anche implementare alcune buone pratiche: creare un rapporto di fiducia con il proprio team, ammettere e rimediare ai propri errori senza farne una tragedia, premiare e celebrare i propri successi sono piccole, ma fondamentali, passi verso questa direzione.