“Per fare la differenza e ribaltare le sorti di un’azienda in difficoltà quasi sempre basta innovare un piccolo aspetto di un processo, di un servizio o di un prodotto”. Lo sostiene Mirna Pacchetti, consulente strategico e ideatrice del metodo Brainmelting. Ma come si può creare una piccola innovazione davvero efficace per il nostro business? Noi di In Job siamo andati a trovarla per saperne di più.
- Ciao Mirna, parlaci di cos’è e com’è nato il metodo Brainmelting.
Il Brainmelting è un metodo per generare idee innovative, che può essere applicato a qualsiasi processo creativo o di risoluzione di problemi.
È un metodo basato sulla teoria mimetica e sullo scontro positivo di idee, un processo che nasce dal basso e all’interno del quale l’errore viene esaltato (e non mortificato) perché aiuta a trovare la vera soluzione.
Il metodo è nato dopo anni di corsi d’innovazione e dopo che ho avuto modo di collaborare con degli antropologi. I corsi mi hanno fatto capire cosa stimola l’innovazione, mentre il confronto con gli antropologi mi ha fatto capire più a fondo la teoria mimetica e come la propagazione del meme sia più forte in contesti difficili o quando vengono messe in contatto culture e persone lontane tra loro.
- Quando affermi che è un processo che nasce “dal basso” intendi che nel Brainmelting dovrebbero essere coinvolte anche le figure più operative di una azienda?
Le figure operative DEVONO essere coinvolte. Sono loro che hanno il polso della situazione, che sono a contatto con il cliente e che “vivono” il prodotto. Il Brainmelting è anche ascolto attivo delle esigenze del cliente e le figure più operative sono i nostri occhi e le nostre orecchie, coloro che sanno esattamente quali sono i limiti di un prodotto o di un servizio, ma soprattutto cosa viene apprezzato e cosa no.
Il Brainmelting si basa anche sulla cogenerazione: interna, ma anche esterna all’azienda. Quindi, perché non coinvolgere anche i clienti o chi potrebbe esserlo ma non ne vuole sapere del nostro prodotto?
- Nella descrizione del tuo “metodo” parli spesso di semplificazione come chiave dell’innovazione. Eppure non ècosì semplice innovare…
Se ci pensi la cosa più difficile da creare è proprio la semplicità. Eppure ne siamo circondati, ma non ce ne rendiamo conto.
Ti faccio un esempio: quando Steve Jobs decise di non usare il pennino per i suoi dispositivi mobili disse una cosa molto semplice: “Ne abbiamo 10 di pennini, sono le nostre dita”.
Se ci pensi è davvero banale: perché usare un pennino quando per noi è molto più semplice e intuitivo utilizzare le dita?
Eppure nessuno ci era mai arrivato e il mondo era pieno (negli anni ‘80/’90) di agende elettroniche con pennino.
La nostra mente è molto complessa e nel cercare soluzioni spesso ci fa fare inutili giri macchinosi, il cui risultato è la creazione di prodotti e servizi difficili da utilizzare. Ma il mondo sta cambiando: abbiamo bisogno di semplificazione e rifuggiamo da tutto ciò che non è intuitivo. Qualsiasi prodotto o servizio che non si adegua è destinato a morire.
Lo stesso vale per le idee creative, pensate a “Just do it” o “Yes, you can”. In entrambi i casi: 3 parole e 9 lettere. Semplice, immediato…estremamente efficace!
- Ci puoi fare un esempio concreto di una realtà che ha avuto grandi benefici da una piccola innovazione?
In ambito creativo, pensate a queste due domande: “Morbido, è nuovo?” “Liscia o gassata?”. Sono passati decenni e ancora ci ricordiamo le risposte di queste pubblicità e… che caso: sono due marchi!
Riguardo ai prodotti: un tempo c’erano i Cazzotti Perugina. Nel 1924 capirono che quei deliziosi cioccolatini non vendevano perché, per quanto sembrassero dei pugni chiusi, quello non era il nome giusto. Da quando si chiamano Baci sono tra i cioccolatini più venduti.
Se pensate ad AirBnB, uno dei colossi dei servizi al turismo, vi rendete conto di come l’innovazione sia stata piccola: si sono semplicemente resi conto che, al di là di hotel e villaggi turistici, esistevano decine di migliaia di persone che affittavano una stanza o un appartamento a chi ne aveva bisogno per le vacanze, ma non esisteva un sito dedicato. Quindi perché non mettere in rete questa offerta, per farla trovare da una vastissima domanda mondiale?
Pensate alla biro: la vera differenza tra questo tipo di penna e la penna con pennino è che la sfera posta sulla punta è rotante e non fissa. Può sembrare una sottigliezza eppure oggi quasi nessuno scrive con una stilografica.
- Avevamo detto 1 esempio…
Beh, considera che potrei citarne molti altri…
- Nel tuo metodo sono presenti anche le “mappe mentali”. Ne abbiamo sentito parlare spesso in ambito creativo, meno in ambito business. Posso davvero essere utili? Quali sono gli esercizi pratici che utilizzi?
Le mappe mentali servono a pensare, quindi sono utili in qualsiasi ambito sia richiesto uno sforzo mentale.
L’intero corso è su una mappa mentale e chi segue il corso non vede alcuna slide, ma solo qualche parola correlata ad altre. Sembra incredibile ma per coloro che seguono il corso bastano davvero poche semplici parole per ricordare ore di lezione.
Il corso che tengo ha un unico esercizio pratico e tutti i pensieri ad esso correlati vengono riportati su una mappa mentale. È così che si trova l’innovazione. O meglio: le innovazioni.
- Per dare vita in azienda a una sessione di Brainmelting può bastare la guida di buoni manager o c’è bisogno di una figura specializzata come te?
Brainmelting è un metodo, se non lo conosci non lo puoi applicare. In Italia ci arrangiamo a fare un po’ di tutto, ma il mio consiglio è quello di far fare a chi se ne intende, oppure lasciar perdere.
Giancarlo Livraghi sosteneva che “non c’è nulla di peggio di una grande spinta nella direzione sbagliata” e un’innovazione errata può far fallire un’azienda, quindi perché improvvisarsi e rischiare di perdere centinaia di migliaia di euro?
Inoltre il Brainmelting si basa sullo scontro positivo e sulla valorizzazione dell’errore: bisogna essere in grado di farlo e di guidare le persone in questo delicato processo.
Grazie Mirna per la tua disponibilità e per averci introdotto al tuo metodo. In Italia come ovunque, c’è sempre bisogno di innovazione.