Secondo solo alla Germania, il settore pharma italiano è un'eccellenza in Europa e nel mondo grazie all'innovazione e allo sviluppo continuo.
Con un valore di 30 miliardi in termini di produzione, dei quali il 60% generato da imprese straniere che li progettano e creano da noi perchè i nostri professionisti sono riconosciuti per le elevate competenze nell'ambito, il nostro Paese punta alla realizzazione di prodotti nuovi, accompagnati da tecnologie sempre più complesse e a valore aggiunto.
Ma quali sono gli elementi che aiutano e pesano sul nostro successo?
Da una parte una chiave è sicuramente l'alta competitività data dalle nostre competenze, dall'altra il rallentamento è causato dall’inefficienza della burocrazia e dagli insufficienti incentivi fiscali agli investimenti. Va migliorata di conseguenza la collaborazione tra Ente regolatorio e industria anche nell’innovazione in produzione.
Le previsioni di breve-medio periodo sono positive, infatti, uno studio condotto da A.T. Kearney indica che gli investimenti nel triennio 2015-2017 sono in crescita del 42% rispetto al triennio 2012-2014.
Ora il punto è mantenere la nostra capacità di attrarre e sviluppare una forte presenza produttiva concentrandoci sul rinnovamento degli stabilimenti e sulla qualità. Come dice Elena Zambon, Presidente della Fondazione Zoé, oltre ai "farmaci maturi, il nostro asse portante" dobbiamo focalizzarci sui "farmaci innovativi, come i biologici o i biosimilari” ed alzare sempre di più l'asticella della ricerca & sviluppo. Occorre inoltre attivare una nuova governance dell’intera filiera del farmaco dove l'azione politica agevoli i progressi invece che ostacolarli.
Qualche numero
Un settore in salute che raccoglie record su record, dalla produzione all'export, e dove l’occupazione fa segnare un +1% a quota 64mila persone (indotto escluso). Mentre il valore aggiunto per impiegato è pari al +140% rispetto alla media delle altre industry.
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