I dati del 2016 evidenziano come il futuro della maggior parte dei giovani italiani sia sul web. Tra le 100 nuove imprese di telecomunicazione aperte nel 2016, il 52,4% ha CEO con meno di 35 anni e tra tutte quelle esistenti, 2.200 (un quinto del totale) hanno Amministratori Delegati giovani.
Il 2016 è stato un anno che tra alti e bassi ha fatto capire che in Italia è pronta una nuova generazione di CEO, tutti al di sotto dei 35 anni.
Le 3.400 aziende del settore finanziario con proprietà giovane, aperte nel 2016 rappresentano il 50% delle nuove attività totali, le 174.000 imprese nel settore del commercio rappresentano invece il 50% di tutte le attività con CEO al di sotto dei 35 anni.
Questi numeri sono solo una minima parte dei risultati positivi ottenuti dai nuovi AD italiani, che sul podio vedono la Basilicata, seguita dal Molise e poi dal Trentino Alto Adige.
Partendo dal fatto che i brevetti italiani registrati nel 2016 sono il 4,5% in più rispetto a quelli del 2015, cioè 4.166, è facile capire come i ragazzi del Bel Paese siano desiderosi di essere pionieri. Gli italiani delle nuove generazioni, però, sono anche coraggiosi e intraprendenti, ma una caratteristica su tutte è il loro essere digital. Essere nati in un epoca in cui si fa a gara a chi ha gli strumenti IT più nuovi e aggiornati li prepara ad affrontare i cambiamenti “telematici” e, avendo vissuto un periodo di crisi economica, sono più forti e pronti a fronteggiare situazioni negative inaspettate, con skill di problem solving molto sviluppate.
Il fatto di ricercare sempre le soluzioni ottimali, inoltre, li porta a voler migliorare non solo il clima interno all’azienda, ma anche il mondo esterno, attraverso nuove pratiche di welfare ed iniziative ecologiche o sociali.
Sembrano i buoni dei fumetti, ma sono meglio;le grandi aziende italiane non dovrebbero farsi scappare nemmeno uno di questi nuovi talenti dalle capacità manageriali fuori dall’ordinario.