Il Gender Gap 2022 in Italia
Come ogni anno, il World Economic Forum ha pubblicato il Global Gender Gap Report che fotografa il divario di genere in 146 Paesi attraverso il Global Gender Gap Index, un indice composito che misura il gender gap in diversi campi: la partecipazione economica e politica, la salute e il livello di istruzione in termini di partecipazione economica e politica, salute e livello di istruzione.
Nella graduatoria globale i Paesi più virtuosi in termini di parità di genere sono l’Islanda, che occupa la prima posizione già da diversi anni, seguita dalla Finlandia e dalla Norvegia.
I risultati globali del Global Gender Gap Report
Nel 2022, il divario di genere globale è stato ridotto al 68,1%. A questo ritmo, occorreranno 132 anni per raggiungere la parità di genere, ha dichiarato il Direttore del World Economic Forum Saadia Zahidi.
Per l’Europa il gap potrebbe essere colmato fra 60 anni mentre per il Nord America tra 59 anni. La distanza dall’obiettivo è ancora maggiore per altre aree del mondo.
Come si classifica l’Italia nel Global Gender Gap Report
L’Italia si posiziona al 63esimo posto globale, subito dopo Uganda e Zambia e appena prima della Tanzania. In Europa, il nostro Paese è 25esimo su 35.
Pur essendo migliorato il punteggio globale rispetto al 2021, saranno necessari 151 anni per eliminare il gap globale relativo alla partecipazione economica di uomini e donne in Italia. Anche per quanto riguarda la partecipazione economica, che comprende tasso di partecipazione al mondo del lavoro, divario retributivo di genere, reddito da lavoro stimato, presenza delle donne tra funzionari, legislatori, alti dirigenti e professioni ad alta specializzazione, l’Italia passa dalla 114ma alla 110ma posizione, con un miglioramento di appena 0,003 punti rispetto all’anno precedente.
Il settore del lavoro e il gender gap
Secondo il Global Gender Gap Index, per quanto riguarda la partecipazione alla forza lavoro la parità di genere a livello globale è in lento declino dal 2009: oggi si attesta al 62,9%, il livello più basso registrato dall’Indice.
La condizione migliora quando si parla di donne in posizioni manageriali. Dal 2016 le donne sono state assunte in ruoli di leadership in numero crescente: la percentuale di donne assunte in ruoli dirigenziali è aumentata infatti dal 33,3% nel 2016 al 36,9% nel 2022. I progressi si sono arrestati durante la pandemia, con la percentuale annuale ferma al 35% tra il 2019 e il 2020.
Ci sono tuttavia importanti differenze tra i vari settori. Tra i settori che hanno assunto la quota più alta di donne in posizioni dirigenziali nel 2021 vi sono le organizzazioni non governative e associative (54%), l’istruzione (49%), il governo e il settore pubblico (46%), i servizi alla persona e il benessere (46%), i servizi sanitari e di assistenza (46%) e i media e le comunicazioni (46%). Al contrario, sei settori assumono un numero significativamente maggiore di uomini rispetto alle donne in posizioni di leadership nel 2021: tecnologia (30%), agricoltura (28%), energia (25%), supply chain e trasporti (25%), produzione (22%) e infrastrutture (21%).