Tra maternità e lavoro
Intervista a Beatrice Piva ed Emma Bruno, professioniste di inJob che stanno coniugando con successo la loro vita lavorativa e gli impegni della neo-maternità.
Beatrice ed Emma rivolgono un messaggio forte e chiaro alle professioniste in dolce attesa: gestire la maternità continuando a lavorare è possibile!
Senza dimenticare, però, che a livello legislativo ci sono ancora molti passi in avanti da fare per rendere più semplice la gestione armoniosa di vita privata e vita lavorativa.
È necessario allargare lo sguardo e adottare una visione più ampia della questione.
Le neo-mamme non devono essere lasciate sole nella gestione di una nuova vita: non si può parlare di maternità senza affrontare il tema della paternità.
Partiamo dall’inizio: come si comunica la gravidanza alla propria azienda?
Beatrice: Io ho fatto dei passaggi di consegna con i colleghi che avrebbero curato i rapporti con i clienti che prima della gravidanza seguivo in prima persona. L’organizzazione di inJob prevede che ci siano dei referenti unici per progetti specifici, quindi era indispensabile trasmettere correttamente le informazioni necessarie a chi mi avrebbe sostituita – in modo che ai nostri clienti sia sempre garantito un servizio di qualità.
Emma: Ho comunicato immediatamente la mia gravidanza, in modo da garantire un efficace passaggio di consegne e avere il tempo di formare un’altra persona. Quando possibile, un’altra informazione importante da rendere nota è fino a che mese si resterà a lavoro, in modo da organizzarsi al meglio con i colleghi.
Avete percepito delle difficoltà nella comunicazione all’azienda della vostra gravidanza?
Emma: Non ho avuto difficoltà nella comunicazione della mia gravidanza, anzi è stata una notizia accolta con gioia. La mia responsabile ha avuto la massima disponibilità e attenzione nei confronti delle mie esigenze.
Beatrice: Per me si tratta della seconda gravidanza, e comunicarlo non mi ha causato problemi. La notizia in ufficio è stata accolta con serenità: data la maggioranza femminile delle mie colleghe, la gestione della gravidanza non è inusuale. Il mio responsabile, anzi, è stato molto attento alle mie necessità.
Avete qualche consiglio su come affrontare al meglio il rientro al lavoro?
Emma: Durante i mesi a casa sono rimasta in contatto quasi quotidianamente con le mie colleghe, quindi ero aggiornata sugli ultimi sviluppi. Sono rientrata in modo graduale, sfruttando la formula part-time. Usare le ore previste per l’allattamento e lo smaltimento delle ferie accumulate mi ha aiutata un po’, perché dopo tanto tempo a casa non è semplicissimo tornare in ufficio. I primi giorni sono complessi, ma poi si riprende il ritmo un po’ alla volta.
Beatrice: Anche io sono rientrata in part-time, sfruttando anche i permessi per l’allattamento. Inoltre posso contare, per fortuna, sull’aiuto dei nonni. Lavorare da casa un paio di giorni alla settimana mi aiuta nella gestione dei bambini, consentendomi di andarli a prendere a scuola.
Non è facile vivere per mesi con il piccolo a stretto contatto, e poi staccarsi: è un passaggio che deve essere vissuto gradualmente. Tornare in ufficio è però positivo anche per la propria persona, per dedicare del tempo a sé stesse.
Come si riesce ad organizzare l’alternanza quotidiana casa-lavoro?
Emma: Per quanto ci si possa organizzare, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo – soprattutto in questo periodo, a causa del Covid-19. Asilo nido e nonni hanno un’importanza fondamentale.
Beatrice: Esatto. A volte è necessario anche l’aiuto di una baby-sitter. L’importante è che i nostri bimbi siano sereni, così siamo serene anche noi e lavoriamo meglio!
Ritenete che i mesi di maternità previsti dalla legge siano adeguati o insufficienti?
Beatrice: Ad essere insufficiente è piuttosto il periodo di paternità. Da quest’anno, il congedo per i papà è di 10 giorni. Diventare genitori è stupendo, ma ti stravolge la vita: almeno per i primissimi mesi, la presenza del compagno sarebbe fondamentale. Inoltre, al contrario delle aziende del Nord Europa, le aziende italiane non sono ancora molto aperte a concedere permessi ai papà quando hanno bisogno di occuparsi dei figli.
Emma: Supponendo di stare a casa due mesi prima del termine della gravidanza, bisognerebbe tornare al lavoro quando il bambino compie tre mesi ed è veramente troppo piccolo. Anche i giorni previsti per i papà sono insufficienti. Ritengo poi che sarebbe utile garantire un’indennità più elevata durante il periodo di maternità facoltativa: al momento, quello che si percepisce è soltanto il 30% della propria retribuzione.
A distanza di mesi dal rientro, come sta andando sul piano professionale?
Emma: Sta andando bene, anche perché sentivo le mie colleghe durante la mia assenza. Ho trovato delle nuove colleghe con cui ho subito instaurato un buon rapporto, anche se ovviamente durante la prima settimana ho dovuto riambientarmi.
Beatrice: Anche io sono sempre stata aggiornata su quanto succedeva in ufficio, mantenendo una sorta di “collegamento soft” con l’azienda. Questo mi ha permesso di rientrare nel gruppo senza particolari problemi.
Le aziende dovrebbero mettere a disposizione delle neomamme più possibilità di smartworking?
Beatrice: Lavorare in smartworking con due bambini presenti a casa è impensabile senza un aiuto. Se sono a scuola, invece, è un bel vantaggio: lavoro di più, ottimizzando i tempi, e riesco anche ad andare a prenderli a scuola.
Emma: Lo smartworking utile perché ottimizza il tempo altrimenti dedicato al tragitto, consentendomi di lavorare di più. Secondo me le aziende dovrebbero mettere a disposizione dei neogenitori orari più flessibili o ridotti, almeno per la fase iniziale: è meglio lavorare 6 ore con serenità, piuttosto che 8 con i pensieri rivolti ai nostri piccoli.