Niente giri di parole con Michele: sorriso aperto e sguardo limpido, arriva dritto al centro delle questioni e le affronta apertamente. Regional Manager del Triveneto, ci offre un’istantanea chiara e dettagliata del mondo del lavoro in questo territorio fondamentale per l’economia dell’intero Paese.
Michele, come inizia la tua avventura presso inJob?
Non vorrei dare una risposta banale, ma è iniziato tutto nel più classico dei modi: con uno stage di tre mesi. La cosa più particolare, invece, è come sono arrivato davanti alla porta di inJob a Verona.
Durante i miei studi in Scienze della Formazione ero rimasto affascinato da un argomento trattato nelle lezioni di diritto del lavoro: le agenzie per il lavoro. Prima di allora non ne avevo mai sentito parlare e l’idea di fondo mi aveva catturato. Dopo la laurea, dovendo scegliere se proseguire con lo studio oppure affacciarmi al mondo del lavoro, ho avuto l’illuminazione. Volevo cercare lavoro, ma non per me: per gli altri!
Dopo “l’illuminazione”, qual è stato il passo successivo?
Iniziare a camminare. Letteralmente. È stato proprio camminando fra le strade di Verona che mi sono imbattuto in inJob. Mi sono fermato davanti alla loro porta attirato dal logo, che al tempo era un delfino, e ho deciso di entrare. Non c’è stata scelta più azzeccata: mi è stata riservata un’accoglienza gentile, interessata, che mi ha subito messo a mio agio. Dopo pochi giorni, sono stato richiamato per una posizione aperta di stage; si trattava di tre mesi con possibilità di proroga. Mi ci sono buttato a capofitto, senza preconcetti ma pieno di voglia di mettermi in gioco e di osservare da vicino questo processo che mi affascinava – e mi affascina tutt’ora – così tanto.
Cosa ti attirava di più di quel mondo?
Ero catturato dalla potentissima idea di fondo: il rapporto triangolare e vincente tra agenzia, aziende e candidati.
Cos’è successo dopo lo stage?
Ho iniziato a collaborare stabilmente con inJob, impegnandomi in sfide sempre più varie e complesse. Il mio percorso inizia nell’ambito della selezione, ma ben presto mi sono reso conto che volevo esplorare anche altre aree e mi sono messo alla prova con lo sviluppo commerciale. Ormai lavoro in questa realtà da tredici anni, ma non ho ancora smesso di imparare, anzi: qui c’è spazio per la formazione e la crescita continua. Sono stato Branch Manager di Verona e da circa un mese sono Regional Manager Triveneto (che comprende Veneto, Trentino – Alto Adige e Friuli – Venezia Giulia).
È un ruolo che ti piace?
Moltissimo. È una posizione che comporta grandi responsabilità economiche e gestionali oltre che relazionali; le attività spaziano dalla definizione dei budget regionale fino alla stesura di accordi commerciali con i top client, dal coordinamento dei progetti di selezione fino alla gestione e suddivisione dei carichi di lavoro. Ho però la fortuna di avere al mio fianco una squadra eccezionale, che mi ha dato fiducia e garantito tutto l’impegno possibile.
È un lavoro che, a livello mentale, assorbe molta energia: pensa che ad oggi stiamo gestendo circa duecentocinquanta progetti di ricerca, ognuno con le proprie caratteristiche ed esigenze, ognuno con un proprio timing di selezione e difficoltà variabili che rendono ogni progetto uno splendido ed intricato percorso che obbliga a mettersi continuamente in discussione nella relazione con l’azienda cliente ed i candidati.
E proprio questa complessità è la mia grande fortuna: lavorare in un contesto che mi consente di apprendere costantemente, di migliorarmi, mettermi alla prova e crescere professionalmente.
Essere Regional Manager Triveneto ti permette di avere un’istantanea del mondo del lavoro attuale. Com’è la situazione?
Nei primi nove mesi del 2020, il Triveneto ha perso quasi 45.000 posti di lavoro. Da giugno però c’è stato un piccolo recupero dal punto di vista occupazionale, permettendo così di registrare un delta negativo leggermente più basso. Il settore più colpito dall’influenza del Covid-19 è stato il turismo, che si è visto limitato in tutte le sue stagionalità. Il secondo settore più penalizzato è la metalmeccanica, che solitamente è fra quelli che assorbe più occupazione; il terzo è la logistica. Il settore alimentare ha mantenuto un buon livello occupazionale, sia per le GDO che per le aziende produttive. Contrazioni ci sono comunque state anche perché l’export si è fermato per un lungo periodo. L’industria farmaceutica, composta sia di aziende che sviluppano automazione per il settore sia dispositivi medici, è cresciuta del 17%.
Sicuramente, quest’anno è impossibile scindere l’andamento dell’economia dall’influsso della pandemia. Non ci sono provincie “risparmiate” totalmente, ma il Triveneto ha saputo resistere meglio di altri luoghi grazie alla grande varietà di settori attivi – a differenza di altre regioni che hanno sicuramente un maggior tessuto industriale, ma una minore diversificazione settoriale. La diversità è stata per il Triveneto un’opportunità.
Nonostante questo, c’è un dato significativo sul quale soffermarsi: nei primi otto mesi del 2019, le agenzie per il lavoro in Veneto hanno promosso 98.000 contratti. Nei primi otto mesi del 2020, invece, i contratti sono stati 65.000, con una diminuzione del 34%. È normale che le agenzie per il lavoro subiscano subito le contrazioni economiche e di mercato, perché sono in primissima linea!
Cos’è cambiato con il Covid-19?
Di sicuro l’approccio al lavoro. Ci siamo tutti dovuti adattare a qualcosa di esterno e organizzarci di conseguenza. Stiamo vivendo un momento di incertezza e contrazione di mercato; questo ci induce a rivedere i parametri del nostro lavoro e la modalità con la quale raggiungere gli obiettivi. Tutto è stato ottimizzato: moltissimi incontri si fanno online, con tempi ben definiti e stabiliti in anticipo. I segnali vengono sì filtrati – ma anche potenziati – dallo schermo: quest’ultimo, infatti, ha il potere di abbattere alcune barriere, rendendoci più rilassati e meno ancorati alle formalità tipiche dei primi incontri, inducendoci nel contempo a prestare una maggiore attenzione nei confronti dell’interlocutore per raggiungere il risultato atteso in quella finestra virtuale… non è semplice, ma sicuramente stimolante.
Che consiglio daresti a chi sta cercando lavoro in questo momento?
Il mio consiglio è estremamente semplice: affacciatevi. Ma fatelo davvero, con coraggio. Frasi come «Non c’è nessuno che assume, chi vuoi che mi chiami in questo momento?» sono assolutamente bandite. Ciò che serve davvero è la voglia di osare, di rischiare, di buttarsi a capofitto in un contesto che magari non è perfettamente coerente con le proprie aspettative… ma che, con tenacia e impegno, lo può diventare.
Affacciatevi quindi alla finestra del mondo imprenditoriale: ci sono nuove tendenze che non devono intimidire ma che devono essere cavalcate, come ad esempio il mondo digitale, che è in esplosione. Alle aziende invece dico che là fuori c’è il “vostro” candidato, già formato oppure da far crescere, e un grande bacino in cui cercarlo. I confini sono sempre più labili e meno definiti, gli orizzonti più ampi… avanziamo con nuove prospettive e forte slancio.
Camminiamo! Per fare il primo passo bisogna perdere per un secondo l’equilibrio… mi auguro di vedere tanti primi passi, incerti ma indirizzati al successo.